Nulla resiste al Bersagliere .. sempre al Motto "Migliorarsi per migliorare

Nino Tramonti

Nino Tramonti“La primula rossa”

presentazioni biografiche sono la pennellata di base sulla tela dove vuole essere rappresentata una realtà con tutte le cromatiche di rilievo da sottoporre poi come quadro d’assieme alla critica specializzata ed al grosso pubblico che voglia e sappia vedere…
e comprendere:

L’uomo – L’Italiano – Il Bersagliere

altra sintesi non esiste o sarebbe arbitraria.

L’UOMO

12-01-1895 Nasce a Palermo.
31-12-1914 Allievo ufficiale nel 12° Rgt. bers. a Milano.

15-07-1915 Sottotenente, è assegnato al 10° Rgt. bers., il 2 Novembre è in zona di guerra.

18-03-1917 Promosso Tenente, il 5 Giugno 1918, viene assegnato al corpo d’armata d’assalto XI reparto.

16-03-1927 ENCOMIO SOLENNE dal generale ispettore dei bersaglieri con la seguente motivazione: “per avere tratto in salvo, dopo viva lotta, un bersagliere che, travolto dalla corrente, stava per annegare nel fiume Savena”.

09-06-1927 E’ promosso Capitano.

18-11-1928 E’ ammesso a frequentare i corsi di S.M. presso la scuola di guerra.

16-08-1935 Viene destinato alla II brigata Coloniale, partecipa alle operazioni con il V Btg. indigeno “Ameglio”. Nella battaglia di Passo Mecan (Lago Ascianghi) è decorato di Medaglia d’Argento al V.M. per il contrattacco condotto contro la Guardia Imperiale Etiopica.

04-08-1936 Promosso Maggiore e destinato al comando del Btg. Motomitraglieri del 9° Rgt. Bers.

11-04-1938 Nei combattimenti per la conquista di Tortosa in Spagna, prima quale addetto al centro addestramento ufficiali spagnoli, poi comandante del Btg. “Bermeo”, viene ferito alla spalla sinistra.

01-11-1938 E’ comandante al Btg. A.U.C. presso il 12° Rgt. Bers.

04-06-1939 Viene destinato al comando divisione “Granatieri di Savoia” presso Addis Abeba quale corpo ufficio operazioni addestramento.

16-06-1940Promosso Tenente Colonnello.

29-12-1940Viene assegnato, con funzioni di sottocapo di S.M. al comando truppe dello Scioa.

23-04-1941Viene nominato comandante del fronte “Toselli” del settore “Alagi”.

08-05-1941Viene decorato di Medaglia d’Argento al V.M. per la riconquista di Amba Uoghele.

01-06-1941Evade dalla prigionia.

28-01-1942Viene catturato ed internato nel forte “Baldissera” di Asmara.

04-03-1942Evade dal forte meritandosi l’appellativo di “Primula Rossa” per l’intelligente audacia nel condurre anche dopo la fine ufficiale delle ostilità azioni isolate contro le forze militari inglesi sfuggendo ripetutamente alla cattuara. Con fior di taglia sulla testa si costituisce alle autorità politiche inglesi nel 1943 ed internato, come da condizioni poste , nel campo P.O.W. di Heluan (Egitto) dove si trova il figlio.

01-01-1943Promosso colonnello.

02-06-1947Collocato nella riserva a domanda.

02-06-1949E’ segretario dell’Unione Bustese Industriali, concepisce e propaganda la costituzione in Busto Arsizio della Mostra Internazionale del Cotone e delle Macchine Tessili. Ricostituisce la sezione A.N.B. “E. Bevilacqua” della quale diviene presidente.

18-03-1963 Muore a Busto Arsizio.
L’ITALIANO

Intraprendere la carriere delle armi è indubbiamente una immediata e genuina manifestazione di amore verso la propria terra al cui servizio si pone se stessi nella totalità fisica e spirituale:una professione di fede e di fiducia che rasenta il misticismo. Un atto giovanile di orgoglio e di presunzione, di rinuncia e di sacrificio, pronti ad una forgiatura alla quale resistono solo i metalli nobili, ad una temperatura che distrugge le scorie e che lascia sopravvivere solo i cristalli indeformabili dall’usura della vita.

Nino Tramonti recita il suo atto di fede nel 1914, spiegando il suo vessillo al vento delle patrie vicende, quel vessillo che parzialmente ammainarono gli altri… solo per portarlo a mezz’asta nel giorno della Sua scomparsa. Così è ancora oggi, così sarà per sempre. Nessuno ha il coraggio di rinchiuderlo anche solo in uno scrigno. Deve sventolare sempre, sospeso nel vuoto dell’eternità per occuparne stabilmente una parte.

Fa della vita militare una professione ma per essere inequivocabilmente “Italiano”, per razza, per missione, per essere il primo anche in un traguardo morale, alla ricerca di una perfezione di sentimenti, in un esempio di lealtà, di coraggio, di onestà, da trasfondere negli altri, non come strumenti per la Sua professione, ma come maestro pronto a farsi superare, a riconoscere se stesso, migliorato, nelle opere di altri… passati per le Sue mani, nel crogiolo di un ideffettibile entusiasmo alimentato dal Suo spirito ribollente. La sua palestra morale è quella dell’italianità, la sua palestra materiale è quella comune a tutte la culture fisiche di questa mondo. ” Mens sana in corpore sano”. Questo motto deve averlo avvinto e convinto fino alla frenesia, tanto da farne l’atleta principe fra gli uomini in divisa, trascinatore di reparti nel sogno di un Italia da rivedere e da persuadere sul piano del puro agonismo sportivo, premessa fondamentale per il germoglio e la fioritura di un sentimento patrio non effimero e rinunciatario.

Un ” Seminatore di italianità ” lontano dalla politaca e dalla retorica quanto nemico della denigrazione sistematica esterna e dell’autolesionismo di marca casalinga, avversario del carrierismo corrosivo, mirabile interprete dell’ideale patriottico senxa ritegnio interessati o pudichi ripensamenti, nell’obbiettività storica, conscio che i grandi preparatori e realizzatori dell’Italia dovevano essere più semplicemente ” imitati ” che ” rilevati ” dalla storia per fini contingenti.

E’ studioso della storia non per determinazione induttiva, quindi per estrapolazione speculativa, ma per l’enucleazione di quei fatti e di quei personaggi che giudica quali inconfutabili testimonianze di una Patria da amare e da esaltare.

La Sua cultura, più che un immagazzinamento di nozioni, è il suo stesso modo di vivere, applicazione quotidiana degli insegnamenti delle grandi tradizioni patrie, comparazione continua di se stesso con quanti lo hanno preceduto sullo stesso cammino, emulazione costante, caparbia, frenetica, personalissima e originale, dei grandi esempi del passato. Quando si scopre dei limiti non esita a ribellarsi e nel superarli, e perciò a superarsi, non si acquieta: riparte, convinto che i traguardi definitivi nel culto della Patria non se ne raggiungono mai.

A tappe, consegnando al termine dell’ultima frazione il “testimonio” ai più degni e ai meno degni… , a tutti, perchè Egli si rivolge sempre a tutti gli Italiani, in una dedizione che presume di non poter soddisfare con le opere così come invece ha certamente realizzato con il pensiero.

Tutta l’esistenza di Nino Tramonti è un cristallino firmamento di italianità ( intesa come sentimento nazionale, sano prestigio di un popolo, e non come faziosità, sciovinismo, nazionalismi chiuso alle aperture della ragione e del cuore ) nel quale brillano irremovibili le più fulgide stelle.

Motivazioni alle due Medaglie d’Argento al Vaolr Militare

” Ufficiale animatore e ardito, in un contrattacco contro forze nemiche che stavano per sfondare la postazione di resistenza, guidava alla baionetta la propria compagnia con foga travolgente, malgrado il violento fuoco nemico e le perdite subite. In lotta a corpo a corpo, freddava di suo pugno alcuni nemici e contribuiva a mettere in fuga la massa avversaria “.

Passo Mecan, 31 Marzo 1936

” Comandante di un settore della difesa di una località completamente circondata dal nemico, si prodigava giornalmente fra le sue truppe da lui dipendenti per tenerne alto lo spirito. Occupata da soverchianti forze nemiche una posizione avanzata, sferrava di iniziativa un immediato, felicissimo contrattacco di un reparto di arditi che, sotto l’intenso fuoco di terra ed aereo, infiammava con la parola e guidava personalmente, costituendo per i suoi dipendenti nobilissimo esempio di incontrollabile fede, sprezzo del pericolo e virtù di sacrificio “.

Amba Uoghelé – Alagi, 8 maggio 1941

IL BERSAGLIERE

E’ lecito affermare che Nino Tramonti non può che essere bersagliere, per struttura e dotazione fisica, per carica spirituale. Si dice che le doti naturali in genere predispongono, anzi predestinano l’uomo, ma nel caso di Nino Tramonti è doveroso ammettere che si tratta di una di una perfetta interpretazione dello spirito bersaglieresco che di solo sfruttamento di particolari risorse naturali. E’ cioè l’esatta interpretazione di se stesso che ha maggior rilievo per aver scelto, accettato e portato inimitabilmente il ” piumetto “.

Può apparire un paradosso ma si è portati a pensare che se il Corpo dei Bersaglieri non fosse esistito, Nino Tramonti ne avrebbe pensato, o promosso, l’istituzione, tanto è connaturata l’adesione e l’aderenza alla geniale intuizione di Alessandro Lamarmora.

La mentalità, le abitudini, i comportamenti di Nino Tramonti fanno ancora oggi meditare su ciò che potremmo chiamare un dilemma: è diventato bersagliere per assimilazione graduale e giusto sfruttamento delle proprie attitudini oppure è lecito attribuirGli una reincarnazione Lamarmoriana? Un non infrequente, cioè, un riaggancio storico che opera selettivamente nel tempo per concludersi con una ” ripetizione ” fedelissima nelle identità sostanziali?

Il solo porsi tali interrogativipuò sembrare a qualcuno frutto

Il ” decalogo di Lamarmora” quasi non basta per giustificare il piumato Nino Tramonti. Forse Egli avrebbe voluto e potuto aggiungere qualcosa, non per colmare una deficienza, o lacuna, originaria regolarmente ma per sopravvenuta necessità maturata nel tempo e colta nella sua esistenzialità da Lui che ha di certo guardato nel fondo del bagaglio storico e spirituale del bersagliere. Dimostrazioni non mancano.

Il suo motto ” ginnastica fino alla frenesia ” , quale ” modus ” primario per l’impianto fisico del bersagliere, lo trova non solo interprete personale ma anche, e principalmente, divulgatore teorico e realizzatore pratico. Pochi sono al corrente, o pochi ricordano, che Nino Tramonti ha dato alle stampe una pubblicazione di carattere tecnico-sportivo che, nell’ambito militare e non, ha lo scopo di perfezionare, secondo i dettami più evoluti di un tecnicismo atletico in rapida evoluzione, la formazione di un’armonica incidenza muscolare tale da conferire al ” soldato-atleta ” con il cappello piumato una rilevanza di impiego determinante i risultati più vistosi sul campo, in pace e in guerra.

L’indagine Tramontiana non si sofferma però esclusivamente sulle prestazioni di strutture fisiche selezionate con la massima cura, ma va più in profondità, addentrandosi con la letteratura storica, fondata su ricerche scrupolose e meditate, nell’intima essenza di ciò che è stato offerto dai bersaglieri nel corso di un più che secolare contributo di amore e di sacrifici, alle cause più diverse ma tutte riguardanti il sempre maggior prestigio della Patria. Anche in questo enorme lavoro di ricerca e di sintesi si intravede il desderio, o la tendenza, di investigare e di vivisezionare per non offrire ai lettori il ” tutto “, e non solo il meglio che costituisce la grande e gloriosa vicenda piumata, ma altresì per ricreare le atmosfere dei punti fermi, il clima delle cose che certa storia raccontata da altri può aver deteriorato, anche involontariamente.

Nelle pagine scritte da Nino Tramonti si trovano tutti i bersaglieri d’Italia, vecchi, anziani e meno anziani, e ai giovani e giovanissimi viene spalancata una finestra dalla quale ammirare panoramicamente, seppure con una ricchezza inimmaginabile di dettagli ciò che è stato compiuto per trarne stimolo ed incitamento a fare ancora di più.

Le puntate critiche, le affermazioni polemiche e quanto altro assume l’aspetto specifico ed esclusivo di posizione, o opinione personale, in Tramonti sono minima cosa, l’indispensabile. Nel riferire cioè, e questo è il punto, Egli appare non solo nella veste del rigoglioso e volonteroso storiografo, ma dell’archeologo che ricerca con affannoso entusiasmo, quasi con fanatismo, cio che dev’esserci o che, non essendoci, bisogna creare. Il suo spirito bersaglieresco si inquadra così perfettamente nell storia del Corpo da far leggere agli altri, fra le Sue righe: ” Signori, è tutto vero, probante, inconfutabile, ma se anche non lo è io ve lo offro perchè effettivamente si compia “. Questo è il Suo intangibile segreto dello spirito.

GuardandoLo sfilare alla testa dei Suoi bersaglieri, sentendoLo parlare dei Suoi bersaglieri, si acquisisce la certezza che Nino Tramonti pensa: ” Come bersagliere sono la continuazione di ciò che è già esistito e che esiste me che io vi ripropongo come manifestazione da non imitare pedissequamente bensì da riceare costantemente “.

La Sua vocazione cremisi integra veramente quel ” riaggancio storico ” accennato perchè è sempre un insegnamento e un esempio. La ” Preghiera del Bersagliere ” vergata da Nino Tramonti, basta da sola a definire ” spinta creativa bersaglieresca ” la carica spirituale di una personalità d’eccezione. Tale gemma fulgidissima di dignità e nobiltà patriottiche, tale riuscitissimo accostamento fra la indistruttibile fede nell’umano e nel divino, tale inarrivabile ” testamento spirituale “, da la misura esatta dell’uomo, dell’italiano e del bersagliere. Con l’azione e con il pensiero, Noni Tramonti contribuisce per un lungo arco di tempo alla necessaria ricucitura di una lacerazione che giorni infausti per la nostra Patria hanno prodotto, facendo temere perfino una soppressione del Corpo dei Bersaglieri, e tale apporto appare ora in tutta la sua grandiosa e determinante dimensione.

Papa Giovanni XXIII – Protettore dell’esercito

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